Giuseppe Conte ha dichiarato che il M5S è pronto a votare contro al nuovo invio di armi all’Ucraina per difendersi dall’invasione russa.
La linea del M5S e di Giuseppe Conte era chiara già dai tempi del governo Draghi. Il Movimento si è opposto, quasi da subito, all’invio di armi e al sostegno militare dell’Italia al paese aggredito da Putin. Ora arriva la nuova conferma che qualora ci fosse una votazione per l’invio di nuove armi, i grillini sono pronti a votare no. Una linea messa in chiaro anche dalla manifestazione per la pace a Roma che ha visto in prima linea pacifisti e altri gruppi e, seppur senza bandiera, il M5S che da subito ha sostenuto l’iniziativa.
La manifestazione proclamava la pace immediata e la fine dei combattimenti e il no netto alle armi, diversa da quella milanese voluta da Calenda che insisteva sì sulla pace ma sulla difesa e resistenza del paese aggredito. Una netta presa di posizione da Conte che ora avvisa il governo Meloni: se ci sarà l’occasione di votare in merito, il M5S è pronto per il no. «Non abbiamo mai votato sull’invio di armi perché, per come è concepito, il decreto madre non prevede alcun voto», ha dichiarato l’ex premier a Cartabianca.
Difficile restare insieme al Pd alle Regionali
Una linea che ispira il pensiero di Conte anche sulle elezioni di midterm degli Usa: «Voterei per i Democratici, per quei trenta che hanno detto no a un ulteriore invio di armi». Questa linea sulle armi fu l’occasione per sciogliere una ormai malsopportata unione con il Pd che resiste ancora a livello regionale e comunale in molte parti d’Italia. Tra queste anche in Lazio. La Regione andrà al voto nel 2023 e sembra che sia remota la possibilità di correre ancora insieme.
Il Pd «voleva darci il colpo di grazia metterci alla gogna ed emarginarci come appestati» non dimentica Conte. Inoltre, c’è la questione del termovalorizzatore a Roma su cui i due partiti non riescono a trovare un accordo. Conte ha poi precisato di non aver chiuso la porta, ma «elencato i punti irrinunciabili», assicurando che il M5S resta aperto in vista delle Regionali «a costruire una proposta con altre forze politiche, sociali e civiche». Ma è comunque “difficile sedersi al tavolo con Renzi, Calenda e questi vertici del Pd”.